La maratona della speranza - di Rosanna Magnano

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Reportage

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Ognuna delle 65 strutture hub di distribuzione coinvolte nella campagna vaccinale lombarda - dopo una partenza con il freno a mano tirato, i primi ritardi e le polemiche - sta ora correndo la sua maratona della speranza, quella che dovrebbe portare a vaccinare 343mila persone entro fine febbraio. E che seguiremo in questo reportage a cominciare dalla Bergamasca, l'area che ha più sofferto nella prima ondata della scorsa primavera. Dove gli operatori anche in questi giorni non conoscono né pause né vacanze, ma questa volta per prevenire l'attacco del virus, con l'obiettivo di accelerare il più possibile le vaccinazioni, e non più - come accaduto solo nove mesi fa - per dare assistenza a ritmi insostenibili ai malati che arrivavano senza tregua al pronto soccorso, spesso in condizioni estreme. Hanno appena iniziato a vaccinare i primi operatori sanitari all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, luogo simbolo del momento più buio della prima ondata di Covid 19, dove l'infermiera Sara, che lavora nel reparto di terapia intensiva, è felice di essersi vaccinata. Perché questo, spera, è il primo passo verso un ritorno alla vita. "Perché quella che stiamo conducendo ora - ammette - con tutte le giuste regole da seguire per evitare il contagio, non è vita". All'ospedale Bolognini di Seriate dal 4 gennaio non si sono fermati neanche durante l'epifania. E c'è voglia di correrla, questa maratona, e magari di vincerla. E andiamo poi in un altro luogo simbolo della pandemia: il Pio albergo Trivulzio di Milano, dove in solo due mesi, tra marzo e aprile scorsi, il virus ha portato via 203 anziani ospiti della struttura. Fragili senza difese, in un luogo che si è rivelato privo di barriere contro l'avanzata del Sars Cov 2. E dove in questi giorni, al ritmo di 6 somministrazioni all'ora, tutti gli operatori, dipendenti e dei servizi esterni - così come gli ospiti - si stanno vaccinando per proteggersi e per proteggere.