Il discorso del «Re»

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A quanto pare, a gettare nello scompiglio il Paese, almeno virtuale, è sufficiente un tweet di un discendente della casa sovrana del non rimpianto Regno d’Italia. Intanto Matteo Salvini e Giorgia Meloni tentano lo sbarco su TikTok, andando a sbattere contro le contestazioni dei giovanissimi, che preferirebbero – legittimamente – continuare a divertirsi invece di sorbirsi la propaganda. Settimana scorsa, la viralità effimera ha premiato una piazzata di Emanuele Filiberto. In un video posato da oltre 250 mila visualizzazioni, annuncia «l’imminente ritorno della Famiglia Reale». Nei tweet, svettava l’hashtag #adv: palese riferimento a una marchetta. Montano l’astio e lo scherno: il bisnonno Vittorio Emanuele III si giocò la corona spalancando i cancelli del cadente Stato liberale al golpe di Benito Mussolini. E quindi alla dittatura.  I fasti della stirpe sabauda coincidono con le fortune televisive del rampollo. Come la vittoria di Ballando con le stelle nel 2009, o l’argento al festival di Sanremo con «Italia amore mio», rivelatasi una bieca operazione commerciale. Non è andata molto diversamente quest’autunno: dietro il «discorso del re» c’era la promozione della terza stagione di The Crown, serie-tv targata Netflix. Dopo aver arruolato Salvatore Aranzulla e Myss Keta, il colosso dello streaming si conferma brillante nel casting. Lo preferivamo con un microfono a fianco di Pupo, ma il polverone dà l’idea dei tempi, e della caratura: da queste parti scada nella farsa pure la strumentalizzazione di quanto resta di una poco felpata dinastia, non immune agli scandali.  In Spagna, prove di coalizione fra il partito socialista e Podemos, per arginare l’avanzata dell’ultra-destra di Vox. A proposito, in Inghilterra gli ultrà del Brexit party spianano la strada a Boris Johnson ritirando i candidati nei collegi a trazione conservatrice.