Investire informati... in Bitcoin

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Due di denari

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Torna l'appuntamento del giovedì con la rubrica Investire informati, che questa settimana dedichiamo ad un argomento che raccoglie molta attenzione e curiosità da parte degli ascoltatori: le criptovalute. Nei giorni scorsi la più celebre tra queste, il Bitcoin, ha vissuto un rapido crollo del suo valore: nel giro di poco più di ventiquattr'ore, fino a un minimo di 30.500 dollari, in flessione di oltre il 27% dal picco storico a un passo da 42mila. Un ritracciamento che era ampiamente atteso dopo la corsa al rialzo dell'ultimo mese. Sono anche episodi imprevedibili come quelli degli ultimi giorni ad accendere il dibattito su questo tipo di asset. Un dibattito al quale hanno preso parte anche voci molto autorevoli come quella della presidente della Bce, Christine Lagarde, che ha definito il Bitcoin "un asset del tutto speculativo, e certamente, non una moneta". Cosa è bene conoscere in materia di criptovalute per fare scelte pienamente consapevoli? Ne parliamo con Pierangelo Soldavini - Il Sole 24 ORE - e con Fabrizio Vedana - coordinatore tavolo Fintech dell'associazione Blockchain Italia. In apertura di trasmissione ci soffermiamo su due questioni legate al mondo del credito al consumo con l'aiuto dell'avvocato Emilio Graziuso, legale e Presidente del Coordinamento Nazionale "Dalla Parte del Consumatore". Il primo commento lo dedichiamo alle ricadute giuridiche di una sentenza emessa dalla Corte di Giustizia Europea (caso Lexitor) in seguito alla quale i consumatori, ove ne ricorrano i presupposti, possono chiedere, qualora abbiano estinto anticipatamente un contratto di finanziamento o un prestito con cessione del quinto, la restituzione di parte delle somme corrisposte al momento della stipula del contratto, quali, ad esempio, spese di istruttoria, commissioni di intermediazione, polizza assicurativa per periodo non goduto. All'avvocato Graziuso chiediamo un commento anche in merito alla vicenda Findomestic, trattata nei giorni scorsi. L'Antitrust ha irrogato una sanzione di 300.000 euro alla società (che risponde annunciando un ricorso al TAR) per "non aver fornito indicazioni in merito alla tempistica, stimata o almeno massima, di risposta alle richieste di sospensione delle rate di mutui e finanziamenti", prevista dal Decreto Cura Italia.